20.4.06

oggi sono triste


Ho ritrovato il racconto di questo sogno fatto alcuni mesi fa. E' adatto alla giornata.

Cammino lungo la stretta via tra le basse case che porta alla chiesa del Borgallo a Rivarossa, il paese in cui avevano la casa i miei nonni. Non c’è nessuno ma mi volto spesso indietro, sento che sta per succedere qualcosa. All’improvviso il rumore di una moto che si avvicina, in un attimo mi affianca proprio all’altezza di un’ auto con un uomo e una donna a bordo. Sulla moto ci sono due giovani, che all’improvviso iniziano a sparare. Sono colpi che fanno uno strano rumore, quasi di pistola giocattolo, ma un proiettile mi perfora la gola. Mi porto le mani al collo, si riempiono di sangue, lentamente cado a terra. La moto si allontana rapidamente, l’uomo e la donna scendono dalla macchina, mentre io chiedo aiuto sottovoce. Arrivano anche altre persone, sono tutti amici, mi guardano attoniti, imbarazzati. Io continuo a dire “chiamate un’ambulanza”, la mia voce è un soffio, sento qualcuno che dice”non arriviamo in tempo al cinema”, sono sconvolta. Nessuno fa nulla. Muoio.

Entro (da fantasma?) in un locale, ci sono griglie metalliche da esposizione con fotografie: sono tutte esposte al contrario, non si vede nulla, tranne le scritte fatte con un pennarello nero sul loro retro. Sono foto della mia vita, dei momenti vissuti insieme agli amici.
Nella sala ci sono tante persone che conosco, hanno anche preparato un rinfresco.
Mi sento riempire di rabbia, scaglio a terra tutto ciò che trovo, poi mi accascio su una sedia. Nessuno pare riuscire a vedermi, solo Stefania mi si avvicina, si mette davanti a me e con voce saggia mi dice “non prendertela”. Non prendertela? Mi hanno lasciato morire per non perdere lo spettacolo al cinema e adesso mi commemorano?! Stefania mi dice “non è come pensi” e per farmi capire quanto tutti mi amano mi dà un palmare in cui posso vedere un breve filmato: tutti stanno dipingendo a colori vivaci e con grandi disegni “in mio onore” le stanze di una casa in cui abbiamo trascorso dei bei giorni insieme.
Non mi interessa, sono schifata, esco piangendo e mi trovo nei locali di una portineria, dove due donne stanno parlando. Mi siedo singhiozzando e le imploro “ditemi parole di speranza!”
Una delle due donne inizia a “parlarmi” a gesti, è sorda, dice “solo le persone che non sentono sanno cogliere l’essenza della felicità sul volto degli altri, le parole disturbano”.

Mi incammino da sola lungo una strada sterrata, so che devo attraversare un ponte. Passo tra palazzi fatiscenti, ci sono bande di ragazzi che parlano. Un giovane si avvicina, mi tocca la spalla e dice “non ho mai visto nessuno con i capelli color brachetto” e mi bacia sulla bocca. Io sorrido e riprendo a camminare, lui torna soddisfatto dai suoi amici. Si sta facendo notte, lungo la strada mi si affianca una donna francese, mi chiede che sigarette ho ed io trovo nella mia borsa un vecchio pacchetto di camel. Lei fuma una delle sue sigarette, continuiamo a camminare.

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